Filosofo italiano. Compiuti gli studi nel
seminario di Chieti, prese gli ordini sacerdotali e insegnò nel seminario
di Montecassino fino al 1840. Si trasferì poi a Napoli, dove
perfezionò i propri studi. Nel 1846 aprì con il fratello Silvio
una scuola di filosofia, che dovette presto chiudere, poiché le sue idee
filosofiche e politiche incontrarono forti opposizioni negli ambienti della
cultura tradizionale, suscitando l'avversione di personaggi influenti. Accolto
come precettore in casa del principe Pignatelli (1848),
S. ne
seguì la famiglia a Firenze. Da qui, nel 1850 si trasferì a Torino
e abbandonò l'abito sacerdotale. Risalgono a questo periodo le sue
battaglie giornalistiche a favore della libertà di insegnamento, le
polemiche contro i Gesuiti della “Civiltà cattolica” e varie
elaborazioni storico-filosofiche. Fu quindi docente di Filosofia del diritto
all'università di Parma (1859), di Storia della filosofia a Bologna
(1860) e di Filosofia a Napoli (1861). In quello stesso anno entrò a far
parte del Consiglio superiore dell'istruzione pubblica, mentre dal 1866 al 1870
fu provveditore agli studi della provincia di Napoli. Prese inoltre parte alla
vita politica italiana e per tre legislature, sino alla caduta della Destra nel
1876, fu deputato al Parlamento. Nel 1872 fu tra i fondatori del “Giornale
napoletano di filosofia e lettere”, al quale collaborò poi
assiduamente. Principale artefice della diffusione del pensiero hegeliano in
Italia,
S. avvertì fin dall'inizio l'esigenza di alimentare la
speculazione italiana della filosofia europea, pur approfondita e riletta in
relazione alle esigenze del pensiero nazionale. Risale al periodo torinese
l'elaborazione della fondamentale tesi della “circolazione della filosofia
europea”, in accordo alla quale gli spunti speculativi di G. Bruno e di T.
Campanella sarebbero stati elaborati fuori d'Italia da B. Spinoza, I. Kant e
G.W.F. Hegel, per essere poi ripresi in Italia da P. Galuppi, A. Rosmini e V.
Gioberti; quest'ultimo, in particolare, identificando il prodotto del pensiero
con la creazione dimostrò di accogliere i presupposti teorici della
speculazione idealistica. Secondo
S., una posizione di primo piano spetta
a G.B. Vico, precursore di Kant nella formulazione di una metafisica della mente
in contrapposizione a quella dell'essere. Il contributo più importante
del pensiero di
S. fu il suo tentativo di un ripensamento del sistema
hegeliano. L'errore di Hegel, a suo giudizio, fu quello di credere che l'Idea si
sviluppi nelle categorie della logica e del mondo naturale prima di giungere
all'autocoscienza: l'essere puro, indeterminato, estraneo al pensiero non
esiste, giacché l'essere è in quanto viene pensato, quindi
è esso stesso pensiero. L'Idealismo di
S. fu fatto proprio da G.
Gentile che lo elaborò nell'Attualismo. Contemporaneamente a Gentile, B.
Croce creò l'altra maggiore formulazione del Neoidealismo italiano, lo
Storicismo assoluto. La produzione di
S. fu molto vasta. Tra le
principali opere figurano le seguenti:
Prolusione e introduzione alle lezioni
di filosofia nella università di Napoli (1862, ristampato nel
1908 con il titolo
La filosofia italiana nelle sue relazioni con la filosofia
europea);
La filosofia del Gioberti (1863);
Le prime categorie
della logica di Hegel (1863);
Saggi di critica filosofica,
politica e religiosa (1867);
Principi di filosofia (1867,
ripubblicati da Gentile nel 1911 con il titolo
Logica e metafisica);
Studi sull'etica di Hegel (1869, ristampato nel 1904 con il titolo
Principi di etica);
Esperienza e metafisica (1888);
Introduzione alla critica della psicologia empirica (1915) (Bomba, Chieti
1817 - Napoli 1883).